martedì 24 febbraio 2009

venerdì 30 gennaio 2009

Il regalo di Bush

FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK
Il Grand Canyon rischia il collasso ecologico per le politiche miopi dell’ex amministrazione di George W. Bush. A lanciare l’allarme è il Grand Canyon Trust, il gruppo ambientalista che ha denunciato il ministero degli Interni Usa, colpevole di aver approvato un provvedimento che manipola il flusso delle acque grazie all’uso delle dighe sul fiume Colorado.

Una decisione adottata per ottimizzare la produzione di energia elettrica specie durante la notte quando i consumi sono ridotti, ma che rischia di creare delle alterazioni negli equilibri ambientali di una delle riserve naturalistiche più importanti del mondo. Il dipartimento avrebbe infatti ignorato alcune indicazioni fornite dagli scienziati e dagli esperti pur di agevolare il lavoro delle aziende produttrici di energia. L’alterazione dei flussi delle acque, infatti, mette a rischio la sopravvivenza dei pesci, già decimati dai cambiamenti climatici, ed erode le spiagge fluviali. Lo stesso governo Usa ha speso cento milioni di dollari in passato per condurre studi approfonditi sull’ecosistema del Colorado River constatando che flussi di piena alternati a fasi regolari di scorrimento delle acque, sia di giorni che di notte, producono effetti benefici sia sulla flora che sulla fauna del Canyon. I risultati però sono stati ignorati e lo scorso febbraio il ministero degli Interni ha approvato un «progetto sperimentale» della durata di cinque anni per il controllo forzato delle acque. A poco sono serviti gli appelli di scienziati ed esperti: «I funzionari federali sono apparsi determinati a non eliminare le prolungate fasi di acqua alta sul fiume», spiega Martha Hahn, responsabile per la gestione delle risorse naturali del Grand Canyon National Park. Inoltre per difendersi dalla accuse contenute nella denuncia presentata dagli ambientalisti, il dipartimento avrebbe impugnato un rapporto scientifico tutt’altro che attendibile. «Il dossier presentato dal governo in tribunale rappresenta una distorsione della realtà - ha scritto in una nota Steve Martin, sovrintendente del Parco nazionale del Grand Canyon - . Tutte le ricerche scientifiche condotte sino ad oggi hanno denunciato le difficoltà che l’ecosistema del Canyon sta attraversando».

Il contenzioso, avvenuto quasi in sordina, nella fase di transizione presidenziale tra George W. Bush e Barack Obama, oltre ad avere una grande valenza ambientale, rappresenta la prima vera sfida per Ken Salazar, il segretario del dipartimento degli Interni della nuova amministrazione. In linea con la «filosofia Obama», Salazar ha inaugurato il suo mandato spiegando che «le lacune etiche del passato non dovranno più ripetersi». Sulla vicenda del Canyon ha preferito non rilasciare commenti dal momento che c’è un procedimento legale in corso, ma ha spiegato che «la scienza non dovrebbe mai essere sacrificata sull’altare di interessi particolari».

da " La Stampa" 30.1.2009